NON VOGLIO TORNARE ALLA “NORMALITÀ

E tu?!

L’intercalare “quando potremo tornare alla normalità” e “quando tutto sarà come prima” innesca una bomba ad orologeria che scandisce il tempo rimastoci.

Una ripetizione cacofonica di una medesima pretesa: la data in cui l’Italia riaprirà e si potrà uscire di casa…in un tentativo al limite dell’etico di sobillare degli animi già destabilizzati e confusi.

La risposta è sempre la stessa malgrado l’accanimento: i dati epidemiologici daranno il segnale; è dunque inappropriato menzionare date, che potrebbero essere smentite dai trends ancora troppo variabili (così come già successo con Trump o Johnson).

Tutto di un tratto sembriamo già immuni al dolore, alla comprensione, alla solidarietà e all’empatia colorate di arcobaleno; sembriamo avere già scordato i numeri assordanti che rimbombano ancora quotidianamente nelle nostre case.

Una sola verità si cela dietro tanto parlare: una realtà che non tornerà mai la stessa e che avrà bisogno ancora del contributo di tutti per la ricostruzione.

Siamo la storia che i nostri figli studieranno

Sta a noi scegliere come vogliamo essere ricordati e da che parte schierarci.

I nostri figli apprenderanno come l’arcobaleno diventò un segno di speranza, 

come la musica e gli applausi contribuirono ad incoraggiare e ringraziare coloro in prima linea, 

come il mondo si fermò, lasciando spazio a cieli e mari meno inquinati.

Apprenderanno di un tempo in cui le famiglie si raccolsero insieme, riscoprendo riti ed abitudini nuove, e di quando la razza umana diede valore a quei piaceri ‘scontati’, come una passeggiata; 

studieranno anche di un tempo che rivelò rapporti e valori dimenticati, con vicini, persone bisognose, immigranti e malati.

Studieranno un momento storico senza precedenti in cui tutti i contatti furono proibiti, e fummo costretti a stringerci gli uni agli altri attraverso uno screen; 

quando la scuola divenne digitale ed i genitori si trasformarono in insegnanti; e quando una tragedia ci insegnò il valore di un abbraccio.

Spostiamo la nostra attenzione su l’idea di società che sogniamo e lanciamo un movimento di rinascita ed ottimismo per guarire la realtà del dopo-crisi.

Sentirsi protagonisti ed artefici dei cambiamenti che verranno, piuttosto che subire gli eventi farebbe da catalizzatore per ulteriore condivisione, senso di comunità ed appartenenza. 

Dare forma alla nuova realtà in maniera collaborativa sarebbe lo stimolo alla ripresa. 

Due hashtags per accompagnare le prossime due fasi: #italiachevogliamo; e #italiacheriparte

Un laboratorio virtuale di idee, suggerimenti, desideri con sentimenti di speranza, innovazione e voglia di ricominciare. In Francia, il Parlamento ha creato una piattaforma che invita i cittadini a dare il loro contributo al dopo-crisi.

SMETTIAMOLA DI INVOCARE ALLA NORMALITA’.

Quella stessa normalità causa di tutto….

Siamo stati in grado con il nostro raziocinio e la nostra intelligenza di destabilizzare dinamiche di vita imprescindibili, contagiare tutti gli equilibri sociali, economici ed ambientali. Ed abbiamo avuto bisogno di un virus come messaggero…

Vediamo le nostre meravigliose città vuote e sentiamo malinconia per la mancanza di traffico, per i ritmi serrati che scandivano le nostre giornate, con una normalità che ci rendeva spettatori della nostra vita.

Anni di pilota automatico ci hanno immunizzato alle gioie semplici, ai valori di un tempo, alla felicità.

Normalità: la sicurezza economica di lavori alienanti, i weekend alcolici ed il gioco d’azzardo per spegnere il cervello, i centri commerciali a colmare la nostra insoddisfazione affogata in consumismo compulsivo, le attese vacanze per sopravvivere a questa corsa sfrenata….

La giostra infernale della quotidianità ha cancellato il rumore assordante di questa normalità, imponendoci il silenzio. 

E se tutto veramente ritornasse come prima, vorrebbe dire che tutto è stato vano!

Non voglio tornare alla vita di prima…alla normalità di uno stile di vita che ha fatto da ‘ponte’ alla colonizzazione dei nostri sistemi urbani da parte di virus e patogeni. 

E mentre il coronavirus continua a decidere delle nostre vite, la natura sembra tirare un respiro di sollievo: i livelli di inquinamento atmosferico e di emissioni di carbonio stanno diminuendo, in Cina come in Italia. A Venezia, la fauna selvatica sta riprendendo possesso di strade e canali, prima affollate da turisti.

La riduzione dei viaggi e dell’attività economica ci mostra la velocità con cui i nostri cambiamenti comportamentali si riflettono nell’ambiente in modi reali e tangibili.

È ora il momento di tirar fuori tutta la nostra creatività, spirito di innovazione ed il nostro genio pensando “out of the box”. Ci si è presentata una opportunità unica di ripensare all’economia nei suoi sistemi produttivi, agricoli, industriali e nelle sue attività antropiche dal trasporto fino al risparmio energetico e alla gestione dei rifiuti senza combustioni.

Il mio appello è di essere coraggiosi ed osare, rompere gli schemi, anche nella comunicazione.

IT’S OK che non si ritornerà più come prima! E bisogna dirlo, non per spaventare ma per dare aspettative giuste.

Potreste stupirvi e scoprire che gestiremo anche questo, così come abbiamo gestito al di fuori di ogni immaginazione, tutto quello che ci è piombato addosso.

Abbandoniamoci al processo inevitabile di umanizzazione, attraverso il quale impareremo a sorridere con gli occhi, abbracciarci con il cuore, ed aiutarci con l’anima.

Il sorriso del cuore

2 thoughts on “Nel mezzo del cammino umanizzante…

  1. I translated and this is the best thing you wrote:

    >I don’t want to go back to my former life … to the normalcy of a lifestyle that has served as a ‘bridge’ to the colonization of our urban systems by viruses and pathogens.

    While I want to be able to travel again and return this to “normal”, deep down, I don’t want to go back to my previous so-called life that lead to virus and overall chaos. Something has to change big time!

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